lunedì 17 agosto 2009

Dandy Guinness



Nata nella ricchissima famiglia dei Guinness, famosi produttori della omonima birra, fin dai suoi primi passi Daphne respira un’aria straordinaria. Fatta di glamour e genialità. Cresciuta a gomito a gomito con Dalì e la sua scuola surrealista, la giovanissima ereditiera impara da subito quindi a raccogliere e sviluppare i semi del suo stile inconfondibile. Della sua eleganza ormai leggendaria.

Uno stile quello della Guinness, basato prevalentemente su due colori, su due assoluti, il bianco e il nero (su cui cadono a volte piccole gocce di colore, preferibilmente il rosso e mai motivi floreali che tutt’al più, ci ricorda lei con un sorriso, indossa qualche volta in spiaggia) e che non guarda certo alle ultime tendenze della moda, al diktat di questo o quel designer, ma che piuttosto ricerca una perfezione. Perfezione che trascende l’istante, l’oggi, e invoca invece il taglio impeccabile, la linea che non tramonta.

Il capo che veste corpo ed anima. Questo è dopotutto ciò che rende un abito di Chanel così perfetto anche a distanza di tanti anni. Questa è l’ inossidabile garanzia che ci offre l’Haute Couture. Ore di prove, di spilli che pungono ma che alla fine regalano un istante di verità, una seconda ed incantevole pelle. Tutto questo, si lamenta ancora Daphne, oggi si va velocemente perdendo.

Le mode e le donne cambiano ad una velocità inaudita: “Lo stile è come un rosè senza corpo e sapore, una parola desolatamente annacquata. Tutti si assomigliano, tutti ahimè collezionano inutili must have”. Un sussurro che si perde subito nel brusio assordante della moda.